L’Islanda. L’Islanda non era in cima alla mia lista.
Se apro la lista e la leggo, in cima c’è scritto “Isole Canarie”.
Isole vulcaniche anche quelle per carità, ma c’è qualche differenza.
Poi succede che a gennaio Mauro mi chiama e mi fa “accompagno un gruppo in Islanda a febbraio, vuoi venire così inizi a vedere un po’ di cose?”.
L’Islanda. Al liceo sognavo di andare in Islanda, nella mia testa era un posto inospitale e inesplorato, con una natura selvaggia e un nonsoché di primordiale. Sembrava però uno di quei viaggi irrealizzabili, la misi in un cassetto e finii…in Africa.
Mi piacciono i posti in cui la natura non è addomesticata, è aspra, potente e di una bellezza irraggiungibile.
Chiudo la chiamata con Mauro: non vi dico la gioia, elettrizzante, che si prova quando un cassetto che avevi chiuso e dimenticato ti si apre all’improvviso.
Dicono che l’Islanda sia la terra del fuoco e del ghiaccio.
Se dovessero chiedere a me cos’è l’Islanda, com’è l’Islanda, se mi chiedessero di definirla…direi prima di tutto che è la terra del vento.
La terra del vento impetuoso che piega i pali della luce e i sostegni dei cartelli, ribalta le biciclette, solleva le onde del mare, scardina gli sportelli dei furgoni. Un vento che ti gela la pelle, ti porta via la voce e che, se non fai attenzione, porta via anche te.
Diresti che un’isola vulcanica con un vento così e distese di ghiacci sia del tutto inospitale…e invece no. Invece l’Islanda è anche la terra degli uccelli che si destreggiano in volo nel vento impetuoso e nidificano sulle scogliere impervie; la terra delle renne che in inverno passeggiano a bordo strada, dei cavalli islandesi che definisci “pony” solo se non li hai mai visti affrontare le tempeste in tutta la loro regale compostezza, la terra di cartelli assurdi sistemati nel bel mezzo del nulla.
Ti aspetti che una terra così dura, così difficile, ospiti un popolo dal carattere aspro, ti immagini dei vichinghi e delle vichinghe in perenne lotta per la sopravvivenza…e invece no. Invece questa natura così selvaggia ospita un popolo che ha imparato a vivere in armonia con essa, un popolo mite, pacifico, ospitale, dedito all’arte e alla cultura, che vive le stagioni a ritmo lento. Gli islandesi non cercano di addomesticare questa natura e lei li ricambia con dimostrazioni di grandiosa bellezza.
L’Islanda mi stupisce perché nella stessa giornata il meteo cambia di continuo, e può capitare che, appena usciti da una bufera di neve, la Spiaggia di Diamanti brilli ai raggi di una spledida giornata di sole.
Amo dell’Islanda il salmone, il salmerino artico, la lobster soup e il caffè caldo quando le mani ti si congelano.
L’acqua dell’Islanda. L’acqua è la più buona del mondo e quando respiri capisci cosa si intende per “aria buona”, senti i polmoni rigenerarsi.
La terra dell’Islanda, la terra è energia. Lo avverti, quando cammini, che la terra che ti sta sotto non è in pace, lo senti che sotto qualcosa è subbuglio, ma questa cosa non spaventa.
Il vento forte non spaventa, i vulcani non spaventano. Emozionano.
Emoziona sì, questa natura selvaggia, ma nulla emoziona più del massiccio fronte del ghiacciaio durante una giornata di sole.
Ogni centimetro non è mai uguale, tutto muta senza sosta e, mutando, ogni volta rivela il meglio che sa dare, e che sa essere.
Per questo tornerò in Islanda: è sempre bella, sempre diversa e ogni volta ti rinnova, ti ricarica. L’Islanda, se la lasci fare, ti migliora.

Sivia Migliavacca